| Irene Grandi, tra Vasco e Jovanotti
Nel nuovo tour una poetica più matura
In Vasco si riconosce per la poetica, in Jovanotti per la maturazione nel repertorio, ma non fatele ascoltare Gigi D'Alessio perché non è proprio il suo genere. Irene Grandi in tour estivo per le piazze e i teatri d'Italia si racconta al Tgcom. "Da tanti anni faccio scatenare i fan, adesso avevo bisogno di un approccio diverso. Cerco di mantenere la mia solarità, la mia voglia di vivere maturando nel modo in cui mi propongo".
Quest’estate proponi un tour doppio: nelle piazze nei teatri. Come sta andando?
Sono molto contenta. E’ una sfida questo tour estivo, perché abbiamo due spettacoli diversi. Uno cerca di riportare il teatro negli anfiteatri e nelle piazze storiche, come un teatro all’aperto. E’ un proseguimento dello spettacolo invernale, con questo nuovo approccio al pubblico, alla platea: pubblico seduto, con un ascolto più attento e rilassato rispetto alle piazze. Mi permette di fare una scaletta musicale diversa: più raffinata, ricercata, anche più lenta rispetto al solito.
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Ci sarà una doppia Irene in versione ora più scatenata e ora più contenuta?
Un modo diverso di cantare e suonare, un approccio più dolce, raffinato, avvolgente. C’è sempre ritmo perché non è proprio soft. Però è molto varia: ci sono momenti dedicati al ritmo e momenti alla riflessione, al femminile all’introspezione, una musica che evoca domande. Il vizio dell’amore di Gabriele Romagnoli fa da filo conduttore: un romanzo con monologhi al femminile che aiuta le mie canzoni a diventare più evocative.
Quando canti dal vivo ti ispiri a qualcuno in particolare o sei te stessa al 100%?
Ho sempre lavorato su me stessa. Ci sono delle piccole trovate di scena, a volte mi ispiro a qualcuno. Ad esempio ho una scena che mi sono ispirata a Madonna.
Meglio Jovanotti o Vasco?
Mi piacciono entrambi. Sono molto diversi. Io mi riconosco di più in Vasco, ma in Jovanotti mi riconosco nella sua crescita: come me anche lui ha evoluto il suo repertorio il suo modo riproporsi.
Il cantante che preferisci in assoluto?
In questo momento ho una cotta per i Coldplay. X&Y era un disco molto riuscito, molto bello con sonorità coinvolgenti, interessante.
Quello che butteresti subito dalla torre?
Gigi d’Alessio, poverino mi dispiace ma non è il genere che mi piace. Di stranieri, Rihanna: dopo Umbrella, non ha più fatto niente. Tra le due preferisco Beyoncé: almeno quella canta veramente.
Da poche settimane è uscita la tua autobiografia. Hai raccontato anche di quella sera in cui hai fumato uno spinello in diretta tv…
E’ stata una delle solite cavolate che si fanno nella vita.
Un altro episodio trasgressivo che potresti raccontare?
Il libro è pieno di piccole cose da raccontare. Ad esempio quando distruggemmo le auto della produzione, rompemmo gli specchietti perché avevamo fatto troppi chilometri ed eravamo arrabbiati e ci venne in mente di dare calci agli specchietti. Fino a che non si fa male a nessuno. Non voglio dire “fate come me” perché erano bravate: a volte quando uno è su di giri fa anche delle cose che poi si rende conto erano errori, ma lì per lì ci si perdona cose stupide. Ma anche gli errori li rifarei.
Il 19 giugno a Firenze si inaugura una mostra di Carole Feuerman, di cui tu sei testimonial. Oltre alla musica ti intriga anche l’arte visiva… come hai deciso di posare per Carole?
E’ stata un’improvvisata, come capita quando abbiamo poco tempo. Ero a Firenze, mi hanno parlato di questa artista, delle sue opere, dicendomi che aveva aperto un laboratorio a Prato e stava lavorando. Così sono andata a trovarla: ho visto una piccola mostra con le nuotatrici e ho riconosciuto una delle modelle. La conoscevo e la sua statua le assomigliava tanto. Sono rimasta colpita dalla somiglianza e dalla bellezza. Quando sono arrivata Carole era intenta a fare il calco di Luca Calvani, che è anche un amico. Lui era molto divertito da questa esperienza e Carole mi è sembrata una ragazza vivace e comunicativa, una bella persona. Così dopo poco mi sono trovata coperta di colla blu molliccia e poi mi hanno ingessato. E’ stato emozionante entrare fisicamente nel mondo dell’arte.
Com’è la statua che ti ritrae?
Mi hanno fatto il calco del viso e delle braccia. Da questa posa è uscita una statua particolare che sembra uscire da un muro come se io riuscissi con la mia grinta a spaccare un muro e sbucare con il mio microfono cantando. Sono uguale.
Una statua, un tour, un’autobiografia…Si sanno molte cose della Irene Grandi pubblica, grintosa e spiazzante, ma nella vita di tutti i giorni come sei?
Sono un po’ più tranquilla, un po’ pazzerella. In realtà non sono proprio tranquilla: io mi sento tranquilla nella mia pazzia. Non sono particolarmente mondana, mi piace il rapporto con le persone, mi piace osare, sbagliare. Non sono una che segue i binari costituiti, sono una sperimentatrice nella vita e nella musica.
La tua vacanza ideale?
All’estero perché così sto tranquilla. Mi piace il viaggio: prendere la macchina, scegliere all’ultimo il programma. In italia già viaggio con il mio lavoro, mentere all’estero ho ancora tanto da scoprire e mi diverto di più: leggo le guide, cerco su Internet...
Il tuo rapporto con Internet?
Prima un casino: non riuscivo mai a connettermi. Ora scrivo mail, tante cose di lavoro le sbrigo via mail.
Come ti vedi tra una decina d’anni?
Mi piacerebbe avere un figlio in un futuro non troppo lontano. Mi vedo con un figlio, mi vedo sempre cantante, mi vedo in forma! Ho una bella immagine!
Barbara Songia
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